martedì 31 ottobre 2023

L'Europa delle scienze e della cultura: Bologna Capitale del Gusto – Il Friuli Occidentale - Le Terre della Piave,Milano Vetrina del Gusto e San Marino impegnati in una iniziativa multimediale della rete Borghi d'Europa





Associazione Culturale Borghi d’Europa


I Percorsi Internazionali di Borghi d'Europa


Bologna Capitale del Gusto


Borghi d'Europa” fa rinascere, grazie al progetto L'Europa delle scienze e della cultura (Patrocinio IAI-Iniziativa adriatico ionica - Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico-ionica), l'iniziativa “Bologna Capitale del Gusto”.

Il 6 e 7 maggio del 2008, il Comitato “Bologna Capitale del Gusto” promuoveva questa iniziativa di informazione: la città felsinea riscopriva dunque il suo ruolo di crocevia gastronomico d'Europa. Bologna infatti, considerata da sempre la professoressa d’Italia, grazie alla sua prestigiosa Università, ha svolto sin dal Medioevo il ruolo di cerniera e di ponte fra culture, gastronomiche e non solo: cucina emiliana, cucina romagnola, cucina ferrarese ma anche grande tradizione di cucine straniere, oggi elegantemente appellate etniche, o semplicemente prestate da altre regioni italiane.

La scelta dell’Associazione “L’Italia del Gusto”di nominare la Città: “Capitale del Gusto 2008” aveva privilegiato la città felsinea proprio in virtù dell’alto numero di studenti forestieri, italiani e non, che la sua Università attira, permettendo così un dialogo ed un interscambio di conoscenze. Già nel XVII-XVIII secolo i viaggiatori che passavano per la città osservavano stupiti l’esistenza di trattorie dove si poteva mangiare “alla francese” o “alla tedesca”: forme di rispetto per le culture “straniere”, che Bologna coltivava da secoli. Sorta di cucine etniche ante-litteram.

Dopo tanta teoria comunque non era mancato il momento della pratica perché, quando si parla di “gusto”, l’assaggio è d’obbligo.

A quindici anni da quell’iniziativa, si è deciso di riprendere ed aggiornare il progetto; convergono su questa rinnovata iniziativa: “Milano vetrina del Gusto” (la redazione multimediale di Borghi d'Europa), che si occuperà della presentazione nazionale degli eventi, il Progetto d'informazione nel Friuli Occidentale (che gode del Patrocinio del Comune di San Giorgio della Richinvelda e di ConfCooperative - Pordenone) il Progetto d'informazione del Veneto (Di qua e di là del Piave, con il Patrocinio del Comune di Spresiano), ed infine di un gruppo dei giornalisti della sezione estero dell'USGI ( Repubblica di San Marino ).



Questi i temi e le 'corrispondenze ' delle prime cinque settimane:

prima settimana:

L'Appennino Bolognese: Monghidoro, Il mito dei benandanti

Friuli Venezia Giulia: Cormons, la terra dei benandanti

Veneto, Santa Lucia di Piave: la 'lumera'

seconda settimana:

L'Appennino bolognese: la Via del Pane e la Montagna del Grano

Friuli Venezia Giulia: pane e farine nel Friuli Occidentale

Veneto, Spresiano: la Via di San Martino e i dolci del Panificio Campagnolo di Lovadina

terza settimana:

La Via dei Norcini: alla ricerca della Mortadella perduta

Friuli Venezia Giulia: la Sopressa friulana e il salame a punta di coltello

Veneto: la Via dei Norcini sulle rive del Piave

quarta settimana:

L'enoteca “Vinologico” di Bologna

Friuli Venezia Giulia: Cantina Pitars: i vini delle Grave del Friuli

Veneto: i vini dell’Azienda “Col Miotin” di Pieve di Soligo, a Bologna

quinta settimana :

Osti&Osterie : a Bologna la storica Osteria del Sole

Friuli Venezia Giulia: alla Torre di Valvasone, ristorantino ed enoteca

Veneto: Osteria Beltrame a Spresiano


lunedì 30 ottobre 2023

Rinasce a novembre con Borghi d'Europa, Bologna Capitale del Gusto


 


Il Comitato Bologna,Capitale del Gusto promuoveva il 6 e 7 maggio del 2008 una iniziativa di informazione “ Bologna Capitale del Gusto” : la città felsinea riscopriva il suo ruolo di crocevia gastronomico d'Europa.

Considerata da sempre la professoressa d’Italia, Bologna, grazie alla sua prestigiosa università ha svolto sin dal Medioevo il ruolo di cerniera e di ponte fra culture gastronomiche, e non solo: cucina emiliana, cucina romagnola, cucina ferrarese ma anche grande tradizione di cucine straniere, oggi elegantemente appellate etniche, o semplicemente prestate da altre regioni italiane.

La scelta dell’associazione “L’Italia del Gusto” per la Capitale del Gusto 2008 aveva privilegiato la città felsinea proprio in virtù dell’alto numero di studenti forestieri, italiani e non, che la sua Università attira, permettendo un dialogo ed un interscambio di conoscenze. Già nel XVII-XVIII secolo i viaggiatori che passavano per la città osservavano stupiti l’esistenza di trattorie dove si poteva mangiare “alla francese” o “alla tedesca”: forme di rispetto per le culture “straniere”, che Bologna coltivava da secoli. Sorta di cucine etniche ante-litteram.

Dopo tanta teoria comunque non era mancato il momento della pratica perché, quando si parla di “gusto”, l’assaggio è d’obbligo.


Borghi d'Europa riprende i temi di quella esperienza che aveva toccato anche la realtà dell'Appennino bolognese, con iniziative svolte a Monghidoro. Queste esperienze  segnarono la prima partecipazione di San Marino ai progetti internazionali . 

Oggi la proposta di un viaggio del gusto si inserisce nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura ( Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Ionica,Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico ionica).



IL PERCORSO e I TEMI


da novembre a gennaio :


12 Percorsi multimediali a tema :


L'Italia del Gusto a Monghidoro

Le Vie del Pane nell'Appennino Bolognese

Osti & Osterie a Bologna

Il ragù bolognese e dove trovarlo

La pasta

La mortadella artigianale

I vini dei Colli Bolognesi 

Pane & Panetterie a Bologna

Le vie d'acqua a Bologna

La Via dei Norcini a Bologna

La strada dei Formaggi a Bologna

La Pasticceria bolognese


I 12 percorsi verranno incrociati con altri 12 percorsi sviluppati in Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, San Marino e a Milano,Capitale del gusto ( dove sono state già individuate due trattorie-gastronomie di cucina emiliana e romagnola).


Comunicazione

- Testata giornalistica Borghi d'Europa 

Ufficio stampa quotidiano, aperto alle espressioni dei Territori ove si svolgono i progetti (blog www.grandistoriedipiccoliborghi.blogspot.com www.specialeitaliadelgusto.blogspot.com, sito internet www.borghideuropa.eu )

- Network BLOG AZZURRO (rete di 150 giornali online,blog di informazione e blog territoriali)


  • rivista “Borghi d’Europa "

  • Redazione multimediale di Borghi d'Europa ( tv e web ),Trasmissione settimanale

    Borghi d'Europa (Prima Free nazionale, canale youtube I Borghi del gusto)

- Rete100 : la rete di informazione dei giornalisti e dei comunicatori dei Territori

coinvolti nei progetti


a gennaio 2024 :


- realizzazione dossier informativo sul turismo sostenibile in Emilia Romagna, previsto dal progetto L'Europa delle scienze e della cultura.


lunedì 23 ottobre 2023

Bologna Capitale del Gusto - DELIZIE GASTRONOMICHE DELL’ APPENNINO

 


Le delizie dell’Appennino sono tante: dall’aria cristallina, all’acqua purissima ai paesaggi incantevoli, ma da vero buongustaio voglio soffermarmi sui tesori alimentari che vi si possono trovare.

La cucina rappresenta infatti la più autentica espressione del territorio Appenninico, sia per quanto riguarda gli ingredienti, che per la cultura gastronomica.

Infatti qualsiasi ortaggio della montagna presenta profumi e gusti incomparabili con quelli di un “cugino” della pianura, grazie alla purissima acqua con cui è stato innaffiato, all’atmosfera pura e al terreno non sfruttato su cui è nato, ben diversi da quelli del parente della pianura, magari più bello alla vista, ma con qualità nutrizionali e di gusto assolutamente inferiore rispetto a quelli del figlio dell’Appennino.

Anche per quanto riguarda la cultura gastronomica ci sono delle caratteristiche che contraddistinguono quella appenninica, tendenzialmente più conservatrice ed aliena da esperimenti di contaminazioni ”Melting pot”, che tanto piacciono alle città.

Perciò la cultura gastronomica potrebbe essere un elemento di promozione formidabile dei nostri Appennini, rappresentando tutte le più importanti caratteristiche del territorio.

Vorrei specificare che quando parlo di cultura gastronomica, non mi riferisco solo all’arte del cuoco in generale, ma soprattutto alla specificità della cucina di montagna: conoscenza delle piante aromatiche anche selvatiche, dei prodotti tipici: Grani Antichi (Farro, Spelta, orzo ed anche Grano Saraceno), Piante Officinali, Miele, Marroni, Patate di montagna, Tartufi, Selvaggina, Mela Rosa Romana, ecc.

Per poter apprezzare veramente questi tesori alimentari bisogna recarsi sul posto, ma cercherò semplicemente di ricordare le caratteristiche dei più importanti..

GRANI ANTICHI: Prendono questo nome quei cereali che venivano coltivati prima della cosiddetta “rivoluzione verde”, avvenuta a partire dalla seconda metà del ’90; essi, nel corso degli anni, si sono adattati al territorio e al clima della zona di appartenenza. Si chiamano così per differenziarli da quelli moderni, nati per venire incontro alle esigenze dell’industria alimentare che predilige farine forti e dei tempi di lavorazione più rapidi. Una delle più importanti caratteristiche dei grani antichi è che contengono una percentuale bassa di glutine che, in queste tipologie viene controbilanciata dall’amido. Il basso indice glicemico mette al riparo dall’innalzamento, successivo al pranzo, dei valori di glucosio nel sangue ed abbassa i livelli dell’indice insulinico. Infine Il trattamento dei grani antichi, avviene attraverso l’uso di mulini e macine composte da pietra che permettono di lavorare il chicco intero conservandone tutte le proprietà nutrizionali che lo contraddistinguono.

MIELE DI MONTAGNA: tutto il miele è un alimento prezioso per la nostra salute, oltre che gustoso, ma quello di montagna ha una marcia in più: qui le api sono molto felici!

Il loro lavoro inizia a metà-fine marzo, a seconda delle temperature e della fioritura.




Eriche in fiore

Il primo fiore per le api è l’erica, poi fiorisce il tarassaco, quel fiore giallo, chiamato anche “dente di leone”.


Arriva poi il periodo dell’erba alta, con una miriade di fiori colorati: salvia, alchemilla, trifoglio, lupinella, silene, margherite e un milione di altri fiori. I tipi di miele quindi sono tanti, a seconda del periodo di fioritura e del luogo dove l’apicoltore porta gli alveari.

Il miele di alta montagna ha un colore chiaro ed un sapore più intenso di quello prodotto in pianura.

Le varietà principali sono:

  • miele di acacia, dal colore molto chiaro, aroma leggero, sapore molto dolce.

  • miele di castagno, di colore scuro, sapore amaro e odore penetrante, ricco di sali minerali.

  • miele millefiori: le zone di montagna sono ricche di fioriture e spesso mancano specie di fiori predominanti sulle altre. Il suo sapore è squisito e deriva dalla mescolanza di vari nettari,

Ricordo che il miele ha molte proprietà benefiche: è antibatterico, antiossidante, antibiotico e fa bene anche all’intestino, soprattutto se è grezzo, cioè fatto con cura da apicoltori locali, in piccola quantità.


Castagne e Marroni: I nonni dicevano che “il castagno è l’albero del pane”; esso infatti, utilizzato durante tutto l’arco dell’anno, ha sfamato intere generazioni.

I marroni sono infatti una vera risorsa per la salute: sono un alimento senza glutine, con calorie equiparabili a quelle dei cereali (180 Kcal per 100g.), ricco di sali minerali (potassio e magnesio) e di vitamina C.



Castagni secolari terra del pregiato “Marrone di Castel del Rio IGP”.


Nella Provincia di Bologna: abbiamo un vero e proprio tesoro gastronomico: il Marrone di Castel del Rio I.G.P. nell’alta Vallata del Santerno, che vanta l’Indicazione Geografica.

Un’altra varietà pregiata è il “Marrone Biondo”, presente sul territorio dell’Appennino Bolognese sin da epoche remote, che prende il nome dai suoi inconfondibili riflessi dorati. Dal marrone Biondo si ottengono dolci “Brusé” (o caldarroste) o le delicate “Baluse” (marroni lessati) ma la tradizione offre numerose altre variati sotto forma di conserve, farine, dolci da riscoprire e gustare in pieno.

Il Marrone Biondo



La coltivazione e la raccolta del marrone sono tra le attività più antiche e tradizionali e ancora oggi la passione e il lavoro dei castanicoltori ci permette di poter assaggiare un frutto che è diventato un simbolo di convivialità e di gusto, rallegrandoci le fredde sere invernali.

La coltivazione della castagna, fondamentale in passato per il sostentamento delle popolazioni di montagna, forniva anche legname, tannino per la concia delle pelli e un tempo come oggi il castagneto era un ambiente adatto per i funghi e per la produzione di miele.


LA PATATA DI MONTAGNA: il territorio bolognese è caratterizzato dalla presenza di una varietà di patate assai pregiata, contraddistinta dall’ attestato “Patata di Bologna DOP”, ma sull’Appennino, in particolare negli altipiani di Castel d’Aiano, Vergato e Tolè, essa presenta delle caratteristiche particolari, grazie alle caratteristiche dei terreni in cui viene coltivata. 


La Patata di Bologna DOP


della varietà “Primura


Adatta alla frittura nella variante gialla e alla preparazione di gnocchi e purè in quella bianca, la Patata di Tolè è un ingrediente estremamente versatile e per questo viene adoperata nella realizzazione di moltissime ricette tradizionali, dai tortelloni fino al famoso budino di patate, reso celebre dall’Artusi.

Eccone la ricetta:


Budino di patate

  • Patate grosse farinacee, grammi 700.

  • Zucchero, grammi 150.

  • Burro, grammi 40.

  • Farina, grammi 20.

  • Latte, decilitri 2.

  • Uova, n. 6.

  • Una presa di sale.

  • Odore di cannella o di scorza di limone.


Cuocete le patate nell’acqua o a vapore, sbucciatele e passatele calde dallo staccio. Rimettetele al fuoco col burro, la farina e il latte, versato a poco per volta, lavorandole bene col mestolo; indi aggiungete lo zucchero, il sale e l’odore e lasciatele stare tanto che s’incorporino bene insieme tutte queste cose.Ritirate dal fuoco, quando saranno tiepide o diacce, gettateci i rossi e poi le chiare montate.

Cuocetelo come tutti gli altri budini; cioè nel fornello o nel forno e servitelo caldo”.


Da ultimo voglio ricordare che ogni anno, nella seconda metà di settembre, la cittadina di Tolè rende omaggio a questo prodotto con una ricca festa gastronomica.



Tartufi Di solito quando si pensa ai tartufi ci si riferisce al Piemonte, ma anche l’Emilia e l’Appennino Bolognese in particolare sono interessanti zone tartufigene.

Al confine tra le province di Modena e Bologna, la valle del Samoggia tra abbazie, borghi e calanchi, offre il fascino di un mondo antico, fatto di boschi e colline ricche di castagne, funghi e soprattutto di Tartufo Bianco, (tanto che qui si svolge “Tartofla” - Festival Internazionale del Tartufo Bianco, naturalmente nel periodo di massima raccolta, fra fine Ottobre e Novembre).


Diversamente da altre specie” Tuber”, il tartufo bianco si trova solo tra Italia, Slovenia e in alcuni paesi balcanici. L’Italia è il primo produttore ed esportatore al mondo sia per quanto riguarda la qualità e quantità.

Questo fungo, che in questo territorio presenta un colore variabile dal giallo ocra al marrone, si trova in particolare in zone in cui sono presenti piante di nocciolo, carpino, tiglio e pioppo. Il profumo e l’odore che presenta è persistente e il gusto è particolarmente spiccato e gradevole.


La ricerca del Tartufo



Il tartufo bianco pregiato, nelle macchie della regione Emilia Romagna trova terreni e climi adatti, in particolar modo nell’alta valle del Samoggia, a Savigno, dove questo eccellente prodotto raggiunge i più alti standard qualitativi, e dove un mondo di appassionati: i tartufai, celebra, con il rito della ricerca, il suo annuale tributo al tartufo. Il tartufo bianco di questo territorio è di colore variabile dal giallo ocra al marrone; la maturazione va da settembre a dicembre e si trova in particolare in zone popolate da alberi di nocciolo, carpino, tiglio e pioppo. Il profumo e l’odore che presenta è persistente e il gusto è particolarmente spiccato e gradevole.

Vediamo dunque le caratteristiche di questo gioiello alimentare (con l’avvertenza che nel territorio esistono anche altre varietà, sia pure meno note).

Tartufo Bianco Pregiato (Tuber magnatum)



E' senza dubbio il re dei tartufi, apprezzato fin dall'antichità; profuma intensamente con sentori d'aglio e di formaggio grana, ha un gusto particolarmente spiccato e gradevole e molto intenso, caratteristico, che ricorda il gas metano, e viene consumato quasi sempre crudo in quanto con la cottura il sapore e l'aroma si alterano rapidamente. E se non vi fidate venite a Savigno ad assaggiarlo!

Ed infine vediamo un vino degno rappresentante delle falde dell’Appennino Bolognese:

Pignoletto Il Pignoletto è un vitigno autoctono emiliano a bacca bianca, considerato trai più antichi. L’origine del termine “Pignoletto” pare derivi dalla forma caratteristica del grappolo, che essendo conico, cilindrico e corto richiama la forma di una piccola pigna. La storia del Pignoletto è molto antica: pare che fosse dai Greci nella penisola; ne parla anche Plinio il Vecchio, sia pure non considerandolo molto perché poco dolce.

Oggi invece ha grande successo e rappresenta la risposta Bolognese al Prosecco!

Ideale per la coltivazione del vitigno Pignoletto risulta essere un terreno collinare con un clima tendenzialmente fresco. Considerato un vitigno estremamente simbolico del suo territorio, è quasi sempre vinificato in purezza. I vini prodotti da uve Pignoletto presentano colore giallo paglierino intenso; gli aromi con note floreali e fruttate, specialmente di agrumi. Sono vini che si distinguono per la facilità di beva, la freschezza, e la vivacità. Il Pignoletto si trova sia nella versione ferma che in quella frizzante, ed è considerato un ottimo vino conviviale. Dunque PROSIT!

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Gianluigi Pagano



venerdì 20 ottobre 2023

Bologna,Capitale del Gusto - MORTADELLA

 



Parlando della Mortadella, Massimo Montanari, docente dell’Università di Bologna ed uno dei massimi esperti di Storia dell’Alimentazione, ha affermato: “E’ un prodotto di grande prestigio e di grande qualità… essa nasce con le caratteristiche del prodotto "fine", costoso, di lusso. L'immagine semplice,vagamente popolaresca che essa ha assunto in tempi recenti non appartiene alla sua storia, che è forse antica, ma si può tracciare con sicurezza solo dai secoli XVI-XVII. …La mortadella nasce fin dagli inizi come prodotto da esportazione: fin da subito la ritroviamo su molti mercati d'Italia e d'Europa, oltre che (più che, verrebbe da dire) sulle tavole locali. La particolarità del salume, grande “invenzione” della gastronomia bolognese, si sposa con la sua innata vocazione a far parlare di sé lontano dalla patria d'origine. Il processo di identificazione che porta non solo a identificare la mortadella con Bologna, ma addirittura a trasferire sul prodotto il nome della città (la Bologna per antonomasia, in Italia e all’estero) nasce dalla straordinaria capacità di penetrazione commerciale oltre che dall’abilità dei suoi inventori”, i famosi “Salaroli”, veri artefici di questa gloria gastronomica che nel 1669, riformando il loro Statuto, sancirono: ”Per assicurare il credito, che ha questa Città della fabbrica delle Mortadelle e budelle gentili, si statuisce ed ordina che nel Contado, siccome è fuori degli occhi e dell’assistenza degli Ufficiali dell’Arte, non si possa in alcun modo investire in budelle denominate zae destinate a far Mortadelle…”


Ma che cosa è e come nasce la Mortadella? Nel 1661, per iniziativa del cardinale Farnese i Bolognesi codificarono per primi il metodo di produzione della mortadella, in quello che può essere considerato il primo disciplinare della storia

E’ un salume di varia grandezza (dai 500 gr ai 100 Kg) composto da selezionate carni di maiale, che vengono macinate attraverso tre diversi passaggi in apposite macchine tritacarne. Vengono poi preparati i cubetti di grasso ricavati principalmente dalla gola (i cosiddetti "lardelli", un grasso di alta qualità), ed aggiunti alla carne tritata e alle spezie ed eventualmente i pistacchi. L'impasto così ottenuto viene insaccato in diverse misure e sottoposto a cottura. Il procedimento prevede l'utilizzo di apposite stufe ad aria secca, con tempi di cottura che vanno da poche ore fino ad un'intera giornata a seconda delle dimensioni dell'insaccato. Segue una docciatura con acqua fredda e una sosta in cella di raffreddamento che consente al prodotto di "stabilizzarsi".


Gianluigi Pagano




Bologna,Capitale del Gusto - Ragù alla bolognese

 


Quando parliamo di Bologna e delle sue tradizioni gastronomiche ci viene subito in mente il Dottor Balanzone, bonaria maschera bolognese profondamente legata ai piaceri della tavola.




Il Dottor Balanzone: uno che di ragù sa tutto!

Fra questi naturalmente ai primi posti stanno le Tagliatelle con l’immancabile Ragù. Dunque, premesso che le tagliatelle dovrebbero essere ricavate da sfoglia rigorosamente tirata a mano ed essere di larghezza di 8 mm. (da cotta), cioè 6,5 - 7 mm. da cruda (ogni altra misura le farebbe perdere il suo particolare carattere), che corrisponde alla 12.270esima parte dell'altezza della Torre Asinelli di Bologna, vediamo ora le caratteristiche del suo sposo: il ragù (alla Bolognese of course!)

(N.B. La misura della Tagliatella è stata riprodotta in un campione aureo, racchiuso in uno scrigno, con la scritta "8 mm. - misura della Tagliatella - Accademia Italiana della Cucina -1972", gelosamente conservato alla Camera di Commercio di Bologna, a testimonianza e tutela delle gloriose tradizioni della cucina cittadina).

Il Ragù alla Bolognese con le immancabili Tagliatelle



Allora, una volta provveduto alla pasta, veniamo al condimento: cioè al vero Ragù alla bolognese: premetto che ogni cuoco, Chef o casalinga che sia, ha la sua ricetta particolare; quindi i Bolognesi (che non a caso avevano dato vita nel 1088 alla più antica Università del Mondo con il suo glorioso studio del Diritto) codificarono quella ufficiale, a cura della medesima Accademia Italiana della Cucina, una prima volta il 17 ottobre 1982, per poi aggiornarla il 20 aprile 2023, depositandola presso la Camera di Commercio di Bologna.

La ricetta definitiva (per ora…!) dunque è questa:

INGREDIENTI E DOSI (PER 6 PERSONE)

Polpa di manzo macinata grossa: gr.400;

  • Pancetta fresca di maiale a fette: gr. 150;

  • mezza cipolla: circa gr. 60;

  • 1 carota: circa gr. 60;

  • 1 gambo di sedano: circa gr. 60;

  • 1 bicchiere di vino rosso o bianco;

  • Passata di pomodoro: gr.200;

  • Doppio concentrato di pomodoro: 1 cucchiaio;

  • 1 bicchiere di latte intero (facoltativo);

  • Brodo di carne o vegetale leggero (anche di dado); Olio extra vergine d’oliva: 3 cucchiai; Sale e pepe.

PROCEDIMENTO

In una casseruola (di ottima qualità, pesante) antiaderente o di alluminio o in ghisa smaltata (un tempo era molto usato il tegame di coccio) di 24-26 cm di diametro, fare sciogliere la pancetta macinata o tritata con 3 cucchiai d’olio. Quindi, aggiungere gli odori tritati finemente sul tagliere (non usare il mixer) e fare appassire il battuto lentamente a calore medio basso, sempre girando con un mestolo di legno (la cipolla non deve assolutamente prendere il sapore di bruciato). Alzare il calore e unire la carne macinata e, sempre mescolando accuratamente, cuocerla per una decina di minuti fino a che "sfrigola". Versare il vino e farlo evaporare e ritirare completamente, fino a quando non si sentirà più odore di vino e, poi, unire il concentrato e la passata. Continuando a mescolare bene, versare una tazza di brodo bollente (ma si può usare anche semplicemente dell’acqua) e far cuocere piano, a recipiente coperto, per circa 2 ore (anche 3 ore secondo le preferenze e le carni usate) aggiungendo il brodo caldo man mano che occorre. A metà cottura, secondo una consigliabile antica tradizione, si può aggiungere il latte che deve essere fatto ritirare completamente. Infine, ultimata la cottura, aggiustare di sale e pepe. Il ragù dovrà risultare di un bel colore arancione scuro, avvolgente e cremoso.

NOTA: Tradizionalmente a Bologna si usava la "cartella", cioè il diaframma del manzo, oggi difficile da trovare. In mancanza, o in aggiunta, sono da preferire i tagli anteriori ricchi di collagene quali il muscolo, la spalla, il sottospalla, la pancia, la punta di petto. Si possono fare dei misti. Secondo una moderna tecnica di procedimento, le carni si fanno ben rosolare a parte, da sole, e poi si mescolano al battuto degli odori anch’essi già rosolati.

VARIANTI AMMESSE

1) Carni miste: manzo (circa il 60%) e maiale (circa il 40%) (lombo o capocollo);

2) Carni tritate al coltello;

3) Pancetta stesa o arrotolata di maiale al posto della pancetta fresca;

4) Un profumo di noce moscata;

Come vedete quando si parla di cucina a Bologna non si scherza!

Gianluigi Pagano

mercoledì 11 ottobre 2023

Bologna Capitale del Gusto – All’enoteca Vinologico in Via delle Lame, la prima tappa per conoscere Ivan e Alessandro


“I monumenti ci parlano.

Se ci fermiamo anche solo per un attimo a guardarli ed interrogarli, ci racconteranno di un passato affascinante, che è il nostro.

Partendo idealmente da essi, e attraverso di essi , il portale “Storia e Memoria di Bologna” dà voce ai protagonisti maggiori e minori della storia…”

“La tipica osteria bolognese è costituita da un locale con tavole e sedie disposte lungo le pareti longitudinali, allineate con la parete di fondo, il banco della mescita, dietro il quale troneggiano gli scaffali colmi di fiaschi e bottiglie.

“Abbiamo pellegrinato da una osteria all’altra della città – bevendo dappertutto un bicchiere alla salute del lettore – per ricercare le vestigia di questi ricettacoli dei seguaci di Bacco e abbiamo potuto constatare che molti locali dal vecchio e caratteristico aspetto esistono ancora, rappresentando così un singolare contrasto coi “bars” ultramoderni dove si pavoneggiano lindi baristi stilè e domina la cassiera dalle unghie rossolaccate. …”

Poi vi sono i locali dove l’eccellenza delle scelte si mescola alla qualità delle atmosfere e delle iniziative . E’ il caso dell‘enoteca Vinologico, che Ivan  e Alessandro hanno aperto in via delle Lame, e che merita senza dubbio di appartenere ad un percorso del gusto che fa della cultura uno dei suoi elementi fondanti.

Citiamo, tanto per fare un esempio, gli incontri con l’artista : a giugno “Piano Colore”, una serie di disegni su carta di Angela De Sando che,dopo la laurea in architettura, ha fatto gli studi di arte contemporanea a Madrid ed ha collaborato con architetti e interior designer in Italia e all’estero.

“Locale di livello altissimo. Il proprietario, oltre che essere una persona gentile e disponibile, cura tutte le proposte, sia relative al bere che al mangiare, nei minimi dettagli.”

In maggio la presentazione dei vini della cantina LA TOGNAZZA di Gianmarco Tognazzi.

Un blend interessante che unisce le due regioni di Toscana e Lazio (Toscazio) e vitigni autoctoni toscani con vitigni internazionali: Tapioco: vermentino – chardonnay Come se fosse: sangiovese – merlot ; Antani: sangiovese – syrah.

Fra le scelte dei due Sommelier il vino La Bella Arrabbiata Extra Brut dell’azienda agricola Col Miotin di Pieve di Soligo.

Racconta Antonio Bottega,nume tutelare dell’azienda :”La zona di produzione di questo spumante sono le vigne collinari coltivate nella zona di Solighetto (Pieve di Soligo). Perlage delicato, con bollicine sottili, persistenti ed omogenee. Il colore giallo paglierino con riflessi verdognoli riflette un profumo floreale di fiori bianchi e gialli, ma anche profumi di frutta come pera, mela, pesca e banana. La Bella Arrabbiata si presenta con un gusto sapido e piacevolmente acidulo, con un gradevole finale asciutto. Viene servito come aperitivo oppure in abbinamento ad antipasti, primi piatti e secondi piatti a base di pesce.”

Ivan è croato e propone con Alessandro nella loro enoteca alcune ‘perle’ di quella terra (tanto per fare un esempio la Malvazija Istriana e Teran, vitigno rosso autoctono dell’Istria….).

Borghi d’Europa ha proposto ai due Sommelier di accompagnare le storie di Bologna,Capitale del Gusto come partner d’informazione : comincia un viaggio che si concluderà alla fine del 2024.

Evviva !